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iNTEL: l’auto sarà connessa al suo conducente

È un’orizzonte su cui stanno lavorando tutte le Case, ma anche i colossi dell’high-tech. L’auto connessa, in pista da poco ma oggetto di studi e sperimentazioni costanti, continua la sua corsa verso il futuro, delineando scenari apparentemente irrealizzabili. Eppure, c’è chi non solo li immagina, ma li concretizza già in prototipi che rasentano l’intelligenza artificiale. A pensare in grande, ad esempio, c’è Intel, che giusto ieri, a Milano, ha presentato una simulazione in grado di dare un’idea di quel che verrà. Per ora, un “test”; più avanti, una “possibilità”.

L’auto intelligente. “L’auto penserà a noi, saprà dove abitiamo, di cosa ci occupiamo e capirà le nostre emozioni”, spiega Richard Libby, Technical Marketing Engineer di Intel Labs. È a Hillsboro, in Oregon, che gli esperti della multinazionale si concentrano sul futuro, e l’idea di partenza è che l’auto connessa ci riconoscerà non solo dallo smartphone in tasca, ma anche dal nostro volto e dalla nostra voce. Biometrica, insomma.

Il prototipo. Il sistema mostrato da Intel è dotato di un ampio monitor, un cruscotto con tre schermi infotainment e un head-up display pensato per visualizzare velocità, dati e indicazioni stradali. Di fatto, si tratta di una simulazione tridimensionale con cui testare virtualmente l’intelligenza automotive, alle prese non solo con calendari, appuntamenti di lavoro, e-mail personali e telefonate, ma anche con le tecnologie vehicle-to-vehicle e vehicle-to-infrastructure. Il “viaggio” comincia presupponendo che si tratti di un’auto condivisa tra due conducenti: l’IA è in grado di coordinare esigenze e impegni di entrambi ed eventualmente di individuare i luoghi più comodi per farli incontrare. Il sistema avvisa anche se ci sono nuove mail, ma prima di visualizzarle sullo schermo attende il momento più adatto, ad esempio una sosta o l’attesa a un semaforo rosso. “Il livello di comprensione è tale – sottolinea Libby – che l’auto è in grado di capire se abbiamo ricevuto una mail delicata, personale, che potrebbe destare la nostra preoccupazione: in questo caso, il veicolo alza il livello di assistenza al conducente durante la guida”. Altro esempio è la richiesta di un passaggio da parte di un parente: l’auto del futuro lo riconoscerà dalla sola voce, suggerendo la strada più veloce per andarlo a recuperare.

Privacy e dubbi. Dopo la dimostrazione, è inevitabile chiedersi se si tratti di un prodigio della scienza, di un inarrestabile “grande fratello” o di entrambe le cose. Gli stessi esperti di Intel Labs ammettono che questo genere di innovazioni porrà inevitabili questioni di privacy: “Quello che presentiamo è uno dei possibili futuri – conclude Libby – Certo, molto dipenderà dagli automobilisti e da quanto questi ultimi sapranno accettare le nuove regole”. Nel frattempo, Intel sta lavorando a un altro punto interrogativo dell’auto connessa, la sicurezza digitale: e infatti, dagli Intel Labs sono già usciti i primi sistemi anti-intrusione, in grado di riconoscere ed interrompere processi indesiderati.